09 Feb Surf Delight
Quanto è importante saper essere leggeri? Non fraintendetemi vi prego, non parlo di superficialità o di frivolezza. Essere leggeri è una dote, è un moto a luogo, un mood che si può acquisire.
Parlo di leggerezza. Ovvero di quella capacità di rimanere sulla superficie, con un movimento dinamico che ci permetta non di scavalcare, sia chiaro, ma sfruttare il vigore di quelle cose potenti che diversamente potrebbero coinvolgerci e masticarci senza coscienza e senza pietà.
La metafora del surfista è quella che ci aiuta di più a definire la leggerezza come noi la intendiamo. Ci vogliono tecnica e intenzione, follia e determinazione, cocciutaggine e passione, ma non solo. La naturalezza, l’apparente mancanza di sforzo contribuisce a dipingere un quadro apparentemente innocuo.
Perché l’onda migliore da surfare è probabilmente la più pericolosa per l’uomo che sceglie di cavalcarla con un pezzo di legno. Ma è quella difficoltà che porterà il surfista a determinarsi come tale. E’ la sfida. Il sangue caldo. La necessità di cadere per capire. Rischiare e riprovare.
E qui non possono esserci termini di confronto se non determinare la possibile distanza tra un talento puro e il non volerci provare neppure. Poi lanciarsi, per pura felicità.
Chi lavora in comunicazione vende spesso l’estetica di quella surfata, di quella capacità di stare sull’onda o passare nel tubo d’acqua e uscirne indenne. Ma è la forza dell’onda che fa la differenza. C’è capacità nel cercarla? Certo, Di attenderla? chiaro. Ma poi bisogna saltarle addosso, sapendo già che la vera forza della natura è lei e tu potrai solo chiederle un passaggio.
Cristiano Andreani
- Questo pezzo è dedicato ai ragazzi di OCM, una crew di “soul surfers” che la metà basta.
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