16 Gen Iperconnessi: cosa accade alla comunicazione digitale?
In quanto comunicatori, qui in OCM siamo sempre a stretto contatto con le nuove tecnologie, che agevolano ogni nostra attività lavorativa. Ma in quest’era di rivoluzioni digitali, ciò che è cambiato non è solamente la tecnologia, ma l’intero sistema comunicativo umano e, nel nostro lavoro, sappiamo bene che è fondamentale adattare il modo di esprimerci ai cambiamenti di tendenze in atto.
Ma come è cambiato davvero il nostro modo di comunicare?
Una caratteristica che spicca è sicuramente la velocità del nuovo modo di comunicare, che si riflette sulle modalità di instaurare relazioni.
Al giorno d’oggi lo scambio di informazioni avviene in tempi brevissimi, compromettendo spesso, una più profonda trasmissione di stati d’animo e sentimenti e diminuendo progressivamente la nostra capacità di concentrazione. I social network in particolare, sono diventati l’emblema della comunicazione moderna: l’immediatezza è allo stesso tempo, un tratto distintivo ed una necessità. Esserci e comunicare un avvenimento nel momento in cui questo si verifica è divenuto di vitale importanza e, vista la democratizzazione sociale portata dai social network, ogni momento della nostra vita è importante al punto da diventare oggetto di condivisione.
Non tutte le persone però, rispondono allo stesso modo ai cambiamenti moderni.
Nel corso del tempo sono stati coniati diversi termini per descrivere i differenti approcci generazionali alle tecnologie, identificando 3 diversi gruppi sociologici: i nativi digitali, gli immigrati digitali e i tardivi digitali.
In cosa consiste la differenza tra questi nuovi profili?
Vi starete chiedendo come si vive e come ci si rapporta con le nuove tecnologia in età differenti.
Sicuramente i “nativi“, immersi nel digitale sin dalla nascita, troveranno che sia naturale vivere utilizzando la tecnologia quotidianamente. Apprendono per esperienza e per approssimazioni successive, attraverso l’esplorazione, piuttosto che mediante un approccio storico o logico sistematico. Ciò non significa che sia un dato positivo o negativo, ma è un dato di fatto.
Gli “immigrati” invece, sono coloro che hanno dovuto adottare le tecnologie e adattarsi pian piano a questa rivoluzione solo in età avanzata. In altre parole, hanno imparato col tempo ad abitare la rete.
Ma esiste ancora, un terzo gruppo di persone, che è quello dei “tardivi“, ovvero coloro che sono cresciuti senza tecnologia e che la guardano tutt’ora con diffidenza. Alcuni di loro, affascinati ed incuriositi, si lanciano sui social network, trovandoli di facile accessibilità, ma non riescono a percepirne i limiti di utilizzo. Che cosa succede dunque? I “tardivi” digitali sono convinti di poter usare anche online, le stesse dinamiche relazionali che utilizzano nella vita di tutti i giorni, pensando di poter avere completa libertà di esprimersi, senza conseguenze. Ma venendo a contatto con l’infinito bacino di utenti online, l’errore che fanno è quello di non assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Su internet bisogna allenarsi alla conversazione e al coinvolgimento, ma soprattutto al confronto.
Non esistono ancora regole precise che delimitino i confini del buon comportamento in rete, ma è indispensabile un po’ di buon senso. Ad esempio, è un fatto appurato, che scrivere un testo in maiuscolo (es: NON VOGLIO) equivalga ad urlare nei confronti di chi lo legge, perciò può essere visto come un segno di maleducazione. Questo, i nativi digitali lo sanno bene e gli immigrati digitali lo hanno appreso vivendo il web.
Tutto questo, per noi markettari, che cosa significa?
Dovendoci rivolgere sempre più ad un pubblico abituato alla tecnologia, sappiamo di dover essere in linea con i loro gusti, avvicinare la nostra comunicazione alle nuove tendenze, che cambiano in continuazione.
Adattarla alla viralità e renderla semplice, di facile comprensione e soprattutto immediata. Questo perchè, nonostante le persone trascorrano circa 6 ore al giorno su internet, si passa continuamente da un tema ad un altro, ma si rimane concentrati sullo stesso argomento per un brevissimo lasso di tempo. Per questo la comunicazione tramite social, e sul web in generale, necessita di testi brevi, semplici e d’impatto, con una forte presenza visual che attiri l’attenzione del nostro pubblico.
Non sappiamo come la comunicazione e la digitalizzazione si evolveranno nel tempo, l’importante è mantenersi sempre aggiornati sui comportamenti sociali e sulle evoluzioni tecnologiche, in modo da riuscire a cogliere le necessità delle diverse tipologie di utenti ed offrire loro un servizio di comunicazione che sia in grado di adattarsi ai cambiamenti dell’iperconnessione.
Silvia Galdenzi
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